PICCOLI PASSI
Metti un piede davanti all’altro e andrai lontano.
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La prima volta che incrociai Marta fu al supermercato, un incontro casuale e piuttosto gelido. Aveva artigliato l’ultima confezione di burger di seitan dall’armadio frigo che la custodiva, affronto per il quale il mio sguardo gli si conficcò tra le tempie. Lei rispose orgogliosa, puntando le sue pupille avide verso le mie, e imbustando con gesto rapido il prezioso contendere nel cestello di plastica.
“Lo sai che il seitan fa male?” provai.
“Anche l’invidia” rispose, costringendo la mia faccia a passare da un digrignare nervoso ad un sorriso plastico. “Piacere. Sono Bedo. Se mi cedi i burger, ti invito a cena. Come si dice: la felicità è bella se condivisa”. “E’ un primo passo? Non sono molto pratica. Tu come te la cavi?” accennò. “Con i primi passi? Molto bene” mi pavoneggiai. “Tu mi cedi il saitan ed io la mia esperienza”. “Mmm… Proviamo!” si convinse la mia nuova amica di scaffale.
La sera stessa suonò puntuale il campanello. Marta salì in fretta le scale come un’antilope coi tacchi. Lo so. Non fu né il mio fascino né la voglia di trangugiare i burger. Era la necessità di scoprire come impastare i nuovi ingredienti per la ricetta Piccoli Passi. “Piaciuto l’accoppiamento burger di seitan con tomino alla piastra e verdure?” così decantava lo chef stellato che bolliva in me. “Perché non andiamo subito al sodo e mi spieghi la faccenda dei Piccoli Passi?” troncò frettolosa. Mai vista così tanta fame… di conoscenza. “Va bene. Per non allontanarci troppo dal motivo che ci ha fatti incontrare, ti faccio una domanda. Hai mai provato a fare un burger vegetariano in casa, simile a quello che hai in bocca ora?”. “ Uooò!” negò Marta provando a scartare con la lingua il boccone che gli era appena saltato in bocca. “Io invece c’ho provato con il burger di lenticchie. Riesce bene solo se rispetti l’equilibrio degli ingredienti, l’attenzione al processo di composizione, le giuste quantità, la cura nel miscelare le componenti, i tempi di cottura. Tutto questo processo è graduale, vuole precisione nel seguire le direttive prestabilite, controllando man mano che il tutto proceda correttamente.”
“Non capisco” rispose Marta dopo aver deglutito un boccone simile ad una palla da baseball. “ E’ semplice” ribattei. “Ogni aspetto della vita che desideri migliorare vuole attenzione, cura, equilibrio e pazienza, per evolversi in maniera armoniosa. Sono i famosi Piccoli Passi.”
“Molto spesso siamo spinti dalla voglia di primeggiare, o piuttosto dalla foga di realizzare in fretta un desiderio o raggiungere un obbiettivo. Ma la realtà è che non esiste velocità per ciò che ha bisogno di lentezza. La parola Progresso spiega tutto. Deriva dal latino Progredi. Pro sta per avanzare, Gredi per camminare. Il giusto modo per progredire è avanzare camminando, senza fretta, calibrando il giusto peso tra un piede e l’altro, facendo attenzione a non inciampare e misurando ogni avanzamento. Così puoi fare di ogni obbiettivo un lento ma inesorabile viaggio verso la crescita. E’ come attraversare un sentiero di foresta. Puoi goderti tutto ciò che ti circonda, procedendo con prudenza, ma allo stesso tempo con gioia e mitezza. A quel punto, vivrai la magia di trasformare il cammino nel tuo vero obbiettivo, facendo svanire l’idea di arrivo, di traguardo. Continuerai con i tuoi piccoli passi per tutta la vita”. Marta smise di masticare, lasciando tomino e verdure a guardarla interdetti e si aprì. “Ecco cosa mi mancava. La leggerezza. Immaginarmi l’evoluzione come un calmo processo, senza l’ansia del risultato.”
“Esatto!” approvai. “Se ti svilupperai per piccoli passi giornalieri, immagina quante orme lascerai sul terreno negli anni. Troppo spesso la gente si aspetta di ottenere risultati nell’arco di qualche mese, ma la fretta della corsa li porterà ad inciampare alla prima buca. Poi si rialzeranno e torneranno a correre per recuperare il tempo perduto, ma la fatica sarà doppia e lo sforzo sgonfierà presto i loro entusiasmi. A piccoli passi invece, ci si gusta la strada, tutto ciò che ci circonda, e nessuno ci aspetterà più sulla linea del traguardo, perché quella linea sarà svanita. Camminare senza fine diventerà il nostro obbiettivo”.
“E come affronti il fallimento?” mi chiese Marta ritornando ad affondare la forchetta nel tomino.
“Il fallimento è un falso problema proprio perché non esistono scadenze. Nel cammino c’è il piacere di avanzare, ma anche di fermarsi e respirare, guardando dove stanno pesando i nostri piedi. Potrai incespicare, certo, ma se procederai senza foga, analizzando con calma cosa è successo, riprenderai la strada con leggerezza e nuova lucidità . Riprenderai senza incertezze”.
“Non pensavo che un burger di seitan potesse regalarmi queste soddisfazioni!” rise Marta riprendendo a masticare. “ E se ogni tanto ti fermi, senti di non aver voglia di proseguire, se hai un momento di scoramento?” continuò col suo terzo grado culinario e la sua mandibola in perenne movimento. “ Le pause sono fondamentali per me, i riposi doverosi, i silenzi necessari. Il nostro cervello ha bisogno di staccare la spina dalla corrente continua, perché è proprio in quel momento che rigenera le forze, resetta i processi e partorisce nuove idee, ripartendo di slancio al momento giusto. D’altra parte è un po’ come la ginnastica. I muscoli hanno un vitale bisogno di riposo per poter essere reattivi e crescere per la prova successiva”. “Ok. Mi hai convinto!” annuì la divoratrice in uno slancio di improvviso entusiasmo. “Sono pronta per fare il mio prossimo passo! Da dove cominciamo?”.
“Beh…Potresti provare a cucinare il prossimo burger di seitan, visto che li hai finiti tutti!”.
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